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Città di Pontecorvo

 

Il toponimo
Il toponimo Pontecorvo è legato al Pons-curvus che si può ammirare sul fiume Liri al centro della città. Per molto tempo è prevalsa l’interpretazione che con "corvo" s’intendesse corvus, un simbolo dei Benedettini, si facesse riferimento all’Abbazia di Montecassino, che controllava il territorio. Ad avvalorare questa tesi è lo stemma della città che rappresenta un corvo che sormonta un pontecurvo.



La storia
I primi insediamenti umani risalgono al Neolitico: in località Vetrine sono state trovate amigdale e strumenti in osso. Probabilmente le grotte sulle colline furono il rifugio per queste prime popolazioni. Sono stati trovati reperti anche dell’Età del bronzo e del ferro. In epoca romana il territorio era sotto l’amministrazione di Aquinun.

Sul territorio di Pontecorvo sono presenti resti di ville rustiche e di necropoli. Le ville rustiche sono state attive fino al quarto secolo d.C. e vi erano nei loro pressi probabilmente dei villaggi, oggi non rintracciabili. Nell’attuale località Sant’Oliva, lungo la via che andava dal mar Tirreno alla valle di Comino, vi era la villa della famiglia Caecina Suetria, di cui ci sono giunti elementi ornamentali.

Pontecorvo come città nasce circa nell’anno 860: sul Liri vi era il ponte curvo, che era stato realizzato così per sopperire al problema degli urti dei tronchi trasportati dalla forza della corrente, e nelle sue vicinanze un villaggio; Rodoaldo, gastaldo di Aquino, in funzione anti-saracena fece erigere un castello sulla collina rocciosa nelle vicinanze del ponte in quanto la posizione era strategica per il controllo della navigazione fluviale. Rodoaldo accrebbe l’insediamento e realizzò un castello con cinta muraria e torre: nel castello vi era una cappella che si tramanda fosse stata dedicata a San Bartolomeo; quando il castello venne distrutto, sulle sue rovine fu edificata la Cattedrale di San Bartolomeo e l’antica torre ci è pervenuta come torre campanaria. Civita e Pastine furono i due quartieri che si svilupparono nel Medioevo, il primo sul colle, nelle mura, e il secondo tra il primo e il fiume.

La città fu al centro delle alterne vicende che videro protagonista questa zona d’Italia, ma riusci ad accrescersi progressivamente. Nel 866 l’imperatore Ludovico II si stabilì a Pontecorvo nella compagna contro i saraceni. Nel Millecento in questa zona si sviluppo la setta dei "vendiciosi" che venne presto repressa. Nel 1190 fu anche tra le prime comunità ad ottenere uno statuto, segno di un nuovo corso storico nei rapporti tra il signore e i cittadini. Pontecorvo fece parte dalla sua fondazione fino al 980 della contea di Capua; in quell’anno infatti Atenolfo riuscì ad ottenere che il gastaldato di Aquino. Alla morte di Atenolfo la nuova contea si divise in contea di Aquino e contea di Pontecorvo. Nel 1065 i normanni conquistarono la città e smebrarono la contea cosicché Pontecorvo passò sotto il controllo di Gaeta. Nel 1105 i monaci di Montecassino comprarono la città e la mantenerono, ma non stabilmente, per circa quattrocento anni: in questo periodo infatti fu conquistata e retta per alcuni anni da Ruggero II, divenne feudo papale, fu saccheggiata e distrutta da Carlo d’Angiò; durante la scisma d’Occidente Pontecorvo si schierò con l’antipapa Clemente VII in opposizione al potere Montecassino. Tra il 1422 ed il 1463, fece parte dei domini papale, poi angioino, poi aragonese.

Pontecorvo dal 1463 al 1860 divenne di fatto per secoli un’enclave nel Regno di Napoli dello Stato della Chiesa, a parte la parentesi che la vide come un principato napoleonico.

Il Principato di  Pontecorvo fu uno Stato sovrano dell’Impero napoleonico istituito nel 1806. Fino ad allora, a partire dal 1463, Pontecorvo era stato, sotto forma di Signoria, una exclave dello Stato della Chiesa e quindi una enclave del Regno di Napoli, assieme a Benevento. Il Principato di Pontecorvo venne affidato al Maresciallo Jean-Baptiste Jules Bernadotte che, per essersi distinto nella battaglia di Austerlitz, venne creato primo Principe di Pontecorvo e con tale titolo lo governò dal 1806 al 1810, quando lo stesso Bernadotte fu chiamato a succedere al Re di Svezia Carlo XIII, come conseguenza di quest'ultimo fatto l'emblema della Casata di Bernadotte, l'attuale casata reale del Regno di Svezia, include lo stemma di principi di Pontecorvo. Il Principato tornò quindi all’Imperatore e Bernadotte ricevette come indennità per lo stesso (e per delle dotazioni che aveva in Polonia) la promessa di un pagamento di tre milioni di franchi (ma ricevette solo un terzo di tale somma). Il Principato fu quindi affidato di fatto a Gioacchino Murat anche se ufficialmente, il 5 dicembre 1812, venne creato secondo Principe di Pontecorvo tramite un apposito decreto imperiale [2]] il suo secondogenito figlio Luciano Murat.

Nel 1815, il Congresso di Vienna, con l’articolo 103 sancì la restituzione del Principato di Pontecorvo, assieme a quello di Benevento e di altri territori, alla Santa Sede [3] Questo ritorno al dominio pontificio non venne accolto di buon grado dai pontecorvesi e provocò alcuni tumulti, forse organizzati dalla Carboneria, i pontecorvesi ricordavano sempre con una certa nostalgia il precedente periodo bernadottiano – murattiano. Perciò, subito dopo la seconda restaurazione, in Pontecorvo cominciò a diffondersi la Carboneria e quando si presentò l’occasione dei moti del 1820-21, che investirono a largo raggio l’Italia centro-meridionale, essi non esitarono a scacciare i governanti e le truppe papaline e ad innalzare il tricolore costituzionale. Rifiutata l’annessione allo Stato Napoletano, già liberato dal Borbone, i pontecorvesi seppero con entusiasmo operare la scelta più coraggiosa e memorabile della loro storia: proclamare il 4 agosto 1820 la Repubblica di Pontecorvo!. Quell’irripetuto e appassionato desiderio di libertà venne poi soffocato dalle truppe austriache che entrarono in città la sera del 17 marzo 1821.

(Bandiera della Repubblica di Pontecorvo)

Durante la risalita dei Mille di Garibaldi, prima che arrivassero a Napoli, i Pontecorvesi organizzarono una rivolta contro il potere papale, proclamandosi parte del Regno d’Italia il 2 di settembre. Venne però occupata dalle truppe borboniche poche settimane dopo, ma liberata dai soldati di Vittorio Emanuele II il 7 dicembre. Il 12 dicembre vennero fucilati tre filo-borbonici protagonisti di un tentativo di restaurazione.

La seconda guerra mondiale porta morte e distruzione: il primo novembre del 1943 Pontecorvo fu bombardata, morirono molti cittadini, la città rasa al suolo. Il ponte fu un l’obiettivo di vari raid, ma non subì alla fine gravi danni. Quando gli alleati passarono la linea Gustav, i tedeschi forticarono un nuovo fronte, la linea Hitler, che passava per Pontecorvo. Nelle campagne si trovano ancora i resti dei bunker tedeschi.

Alla città è stata conferità la Medaglia d'argento al merito civile il 31 dicembre 1961. Pontecorvo è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stato insignito, 30 ottobre 1992, della Medaglia di Bronzo al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.


Artigianato caratteristico

Per secoli produzione caratteristica di Pontecorvo è stata la realizzazione di stoviglie e recipienti di terracotta; particolarmente caratteristica è la realizzazione di anfore di varie dimensioni dette nel Basso Lazio cannate, largamente utilizzate per conservare e trasportare liquidi; erano di forma panciuta con ampi manici, ornate da semplici figure realizzate a freddo con terra rossa. Gli artigiani realizzavano anche funi, aricoli in cuoio, tessuti, recipienti e borse in fibre vegetali e arnesi in ferro.

 

Pontecorvo - Piazza municipio 1915

 

Pontecorvo - veduta 1850

 

Pontecorvo - panorama 1950

 

Generale Jean-Baptiste Jules Bernadotte